LE RAGIONI CHE IMPEDISCONO L’ALLATTAMENTO AL SENO MATERNO.

Analisi ed approfondimenti per conoscerle meglio, prevenirle e favorire il naturale allattamento al seno.

Le ragioni che impediscono l’allattamento al seno materno sono in primis:

NOI PEDIATRI che sappiamo poco e, spesso, male, dell’allattamento (quanti sono i pediatri italiani che hanno partecipato ai corsi, di tre o sei giorni, dell’OMS o dell’Unicef) e della nutrizione in età pediatrica.

 Un illustre cattedratico degli anni ’70 sosteneva che il pediatra non deve occuparsi di pappe, ma di bambini malati, non avendo capito che i bambini si ammalano perché non si alimentano in modo fisiologico.

Successivamente per motivi:

1 – CULTURALI.

I messaggi che la “società” (cioè tutti noi) occidentale, benestante, ci comunica e che i medici di famiglia, i ginecologi, gli allergologi, gli endocrinologi, i gastroenterologi, gli pneumologi, gli psicologi, i neuropsichiatri infantili, (vale a dire tutte le categorie mediche) e, come detto sopra, noi pediatri, comunicano, sono che:

    • “il latte materno diventa acqua” più o meno precocemente
    • “il latte materno è carente di Ferro, di calcio e di vitamine (D e K)”
    • “il bambino DEVE staccarsi dalla madre nutrice il più presto possibile (sicuramente prima dell’anno), per poter diventare autonomo”
    • “il bambino ha bisogno di mangiare di tutto, il più presto possibile” (e l’effetto di questa scelta iniziata negli anni ’50, lo stiamo vedendo con l’epidemia di allergie, celiachia, diabete, obesità)

Fino a pochi anni fa eravamo quasi tutti convinti che il latte materno non fosse il cibo ideale per il bambino: abbiamo impiegato più di trent’anni per dimostrare “scientificamente” che il latte materno è l’unico latte adatto fisiologicamente al lattante. Ma SOLO, o quasi, NEI PRIMI DODICI MESI, perché dopo possiamo cominciare a dare il latte di vacca e sicuramente dopo il terzo anno non c’è più nessuno che consiglia il latte materno, ma tutti il latte di VACCA.

Il latte di vacca è adatto ad un solo tipo di lattante, il VITELLO, recitava una pubblicità (Humana) qualche anno fa, per convincere le mamme e i pediatri, giustamente, a non dare latte della Centrale.

MA SOLO NEL PRIMO ANNO.

DOPO VA BENE!!!

NO: il latte di vacca va bene solo ai vitelli e solo finché non sono svezzati: dopo non va bene neanche più a loro, figuriamoci a noi esseri umani (homo INsapiens).

Finché l'”occidente” baserà la sua cultura e la sua economia sull’allevamento del bestiame, bovino in particolare, non solo non sarà possibile promuovere l’allattamento al seno, ma peggiorerà lo stato di salute della popolazione e, soprattutto, si arriverà all’estinzione del genere umano (per esaurimento delle risorse energetiche e dell’acqua, per l’inquinamento, per l’eliminazione delle foreste per produrre foraggio per il bestiame con conseguente cambiamento del clima).

2 – SOCIALI:

La madre deve riprendere il lavoro e il bambino deve andare al Nido: “TUTTI fanno così” (effetto “gregge”) e se io non faccio così, mi sento un “diverso” e come tale sono trattato.

Il Nido (struttura educativa per i bambini dai 6 mesi ai tre anni) è considerato ormai, dalla maggior parte dei pediatri e dagli psicologi, una tappa fondamentale per la crescita psico-emotiva e sociale del bambino, mentre ritengo che sia una tappa funzionale al sistema organizzativo politico e sociale attuale, per liberare i genitori da un impegno (l’educazione dei figli) difficile, impegnativo e complesso, impedendo loro di essere produttivi e competitivi.

Questa modalità organizzativa (il Nido), accettata da tutta la cultura politica, dalla “Destra”, al “Centro”, alla “Sinistra”, con la giustificazione della socializzazione, è una condizione non adeguata per motivi psico-emotivi, all’età del bambino. Nei primi tre-quattro anni di vita, il bambino ha necessità psico-fisiche-emotive peculiari:

  1. una MAMMA, intesa come riferimento affettivo, di contatto fisico, coccole, individuale ed esclusiva (per cui può essere anche una nonna o una zia o una baby sitter)
  2. un TERRITORIO (la casa in cui vive, la sua stanza, ecc.) che il bambino delimita come suo e solo suo, che gli da sicurezza e stabilità emotiva.

Andando al Nido perde sia la “mamma” che il “territorio”, mettendo le premesse per una vita futura di insicurezza, instabilità affettiva, irresponsabilità, incapacità a prendere decisioni, aggressività, molto frequenti negli adolescenti e nei giovani adulti di oggi.

3 – ECONOMICHE:

Il latte materno non costa niente e quindi non fa guadagnare nessuno, quindi deve essere sospeso presto per costringere le famiglie a comprare il latte in polvere, le pappe, gli omogeneizzati di frutta, di verdura, di carne, di pesce, di prosciutto, ecc, i biscottini, le merendine.

La donna mamma deve andare a lavorare per poter mantenere la famiglia: negli anni ’50 e ’60 era sufficiente uno stipendio (del capofamiglia) da operaio o da impiegato perché una famiglia con figli potesse vivere dignitosamente; ora ne servono due e si fatica.

4 – PSICOLOGICHE:

La madre, il padre e i parenti tutti hanno bisogno di svezzare presto il bambino per potergli dare “il biscottino, il prosciuttino, lo yogurthino, la pappina, il gelatino (!), la carotina, ecc.” per compensare i profondi sensi di colpa, che la “società” e noi pediatri creiamo loro, con lo spauracchio della “carenza di ferro, calcio, proteine, grassi, vitamine A, B, C, D, E, F, G, H, I, L, M, N, O, ecc.” Cioè della DENUTRIZIONE.

“SIGNORA suo figlio non è cresciuto tanto in questo mese, ha preso solo 300 grammi”

“Signora, sua figlia è al di sotto del 10° centile”

E così via.

Quando dovremmo essere consapevoli che il problema oggi per noi è OPPOSTO:

mangiamo troppo a partire dal primo anno di vita.

E poi c’è la gratificazione del gusto: cosa diciamo ai nostri figli quando vogliamo ottenere qualcosa: “Se stai bravo (oppure, se obbedisci, ecc.) ti dò il bombo, la caramella, il biscotto, il gelato” e non “se stai bravo ti do una carota o un sedano o un pezzo di pane”.

In base a quanto detto sopra

LE MIE PROPOSTE PER FAVORIRE L’ALLATTAMENTO AL SENO sono:

  1. OBBLIGO per tutti gli operatori dell’infanzia (pediatri, puericultrici, infermiere pediatriche, psicologi infantili, neuropsichiatri infantili, neonatologi, dirigenti degli ospedali pediatrici, ecc.) a frequentare i corsi dell’OMS o dell’UNICEF sull’allattamento al seno e a dedicare una giornata all’anno all’aggiornamento su questo argomento.
  2. Rendere obbligatorio per tutte le facoltà mediche un esame di Scienza dell’alimentazione per eliminare quella che chiamo la cultura da “rotocalco” che sulla nutrizione hanno la maggior parte dei medici.
  3. Diffondere a tutti i reparti pediatrici italiani l’iniziativa dell’Unicef “Ospedale amico dei bambini” coinvolgendo i direttori e gli amministratori.
  4. Farsi promotori di iniziative legislative parlamentari e regionali per l’informazione alla popolazione.
  5. Vietare la pubblicità su media, giornali e riviste, comprese quelle pediatriche, di ogni alimento che possa interessare l’età 0-3 anni (!!!!!!) (chiude la maggior parte delle riviste).
  6. Vietare la sponsorizzazione dei congressi pediatrici da parte delle ditte produttrici di Latti (Chiude la maggior parte dei Congressi).
  7. L’informazione sull’alimentazione lattea Formulata deve avvenire attraverso articoli non sponsorizzati e nei convegni dedicati a questo argomento organizzati dalle Società Scientifiche.
  8. Dare la possibilità alle donne che allattano di ricevere un vantaggio sia lavorativo, che sociale.
  9. Nei corsi di preparazione al parto, una parte consistente deve essere dedicata alla formazione della mentalità all’allattamento, e i corsi devono essere tenuti da consulenti della Lega del Latte o altri esperti senza conflitti di interesse.
  10. Formare delle operatrici specifiche di quartiere o di paese (anche ostetriche) per l’assistenza della donna-mamma che torna a casa dopo il parto.

………altrimenti faremo solo “AMMUINA”*

* “FARE AMMUINA” (dal catalano amoinar) è un’espressione tipica napoletana che esprime l’agitarsi a vuoto, creare confusione volutamente, per nascondere la verità dei fatti.

PS – L’esposizione poco scientifica e, forse, a volte polemica, è dettata dal profondo convincimento, in base ai risultati ottenuti, che l’allattamento al seno materno almeno per i primi due anni di vita è la miglior prevenzione non solo delle malattie fisiche soprattutto dell’adulto, ma anche del disagio psico-sociale dei ragazzi e degli adolescenti: le “coccole” e l’accudimento affettuoso del bambino nei primi tre anni di vita sono, spesso, la miglior prevenzione dell’uso di droga e del disagio dei giovani e degli adulti.